News
La Route 66 è molto più che una semplice strada che attraversa trasversalmente gli Stati Uniti. Con i suoi quasi quattromila chilometri di asfalto, la Mother Road è diventata nel secondo dopoguerra il simbolo di una generazione in movimento, che lungo la Route 66 cercava una via di fuga dall’America delle grandi metropoli, dei centri commerciali e degli spazi omologati. Ancora oggi, la Route 66 è un incredibile itinerario pieno di attrazioni, una delle mete da sogno per chi ama scoprire il mondo a bordo di un’auto.
Nat King Cole l’ha trasformata in un brano musicale omonimo, Jack Kerouac l’ha raccontata nei suoi romanzi “on the road”, Steinbeck ci ha ambientato il suo bellissimo libro “Furore”. La Route 66 è molto più che una semplice strada che attraversa trasversalmente gli Stati Uniti, ma il simbolo di un paese in movimento, gli Stati d’Uniti d’America, attraversati da molteplici sottoculture musicali ed esistenziali. Tra sogni, idee e passioni di una generazione, quella del dopoguerra, che ha scosso profondamente le coscienze del mondo occidentale anche con la sua filosofia di vita “on the road”, che sfidava un modello di vita oramai superato dalla modernità.
Dieci film e serie televisive che un appassionato di motori non può perdersi
Proprio la Route 66 è l’icona del viaggio on the road. Costruita nel 1926 dal governo degli Stati d’Uniti con l’obiettivo di dotare il paese di infrastrutture stradali più efficienti, con i suoi quasi quattromila chilometri di asfalto nero la highway più famosa del mondo acquista una fama importante negli anni della Grande Depressione. Durante la crisi economica che sconvolse gli Usa, la Route 66 diventa infatti il percorso principale attraverso cui una massa importante di uomini e donne si riversa ad Ovest in cerca di maggior fortuna (e di un lavoro). Ma è negli anni del Dopoguerra che la Route 66 entra nell’immaginario globale come simbolo di movimento, migrazioni, ribellione giovanile e inquietudine esistenziale verso un “vecchio mondo” a cui le nuove generazioni guardano con sempre più insofferenza. La gigantesca arteria stradale diventa in questi anni un percorso di esplorazione fuori dagli schemi e dai canoni imposti dalla società ai giovani, una via di fuga dalle città che si avviano invece a una modernità soffocante e omologante.
Quello che resta oggi della Route 66 è il risultato di un lungo declino iniziato negli anni ’60. Con lo sviluppo di una rete stradale più moderna ed efficiente, la strada dei viaggi on the road passa in secondo piano ed è sempre meno attraversata dai cittadini statunitensi. Tuttavia, seppure abbia perso gran parte della vitalità che l’ha contraddistinta negli “anni d’oro” della beat generation, la Route 66 -soprattutto grazie all’impegno di tantissimi cittadini che si sono battuti per preservarla- è ancora oggi un importante attrazione per viaggiatori e turisti, desiderosi di scoprire gli States da una prospettiva insolita e fuori dal comune.
Oggi la Route 66 così come l’abbiamo conosciuta nei romanzi di Jack Kerouac semplicemente non esiste più. Lungo il percorso, infatti, ci sono interruzioni, pezzi di strada che non esistono più e deviazioni obbligatorie. Tuttavia, a conti fatti resta l’80% del tratto originale e percorrerlo è un’impresa tutt’altro che proibitiva. Anzi, guidare oggi lungo la famosa highway non vuol dire solamente ritrovarsi le vecchie insegne al neon (simbolo inimitabile del viaggio on the road dei tanti giovani nel dopoguerra) ma anche attraversare alcune tra le principali attrazioni turistiche del Nordamerica.
Partendo da ovest verso est, la prima tappa imperdibile è il Pier di Santa Monica, il molo più famoso della costa californiana, vivace e attivo giorno e notte. Sempre restando in California, un’altra importante attrazione lungo la Route 66 è l’Elmer’s Bottles Tree Ranch, una stravagante creazione artistica di Elmer Long che dà forma a un ranch con centinaia di alberi in bottiglia, un posto più unico che raro. A Kingman, in Arizona, c’è invece un museo interamente dedicato alla storia della Route 66, a cui si può arrivare anche passando per la misteriosa e affascinante Oatman, cittadina intrappolata tra le Black Mountains, vecchia base strategica per minatori e cacciatori d’oro. Un’altra importante attrazione -soprattutto per gli amanti di auto- è la cittadina di Seligman, a cui si sono ispirati i creatori del film Disney “Cars”. Seligman si trova infatti proprio lungola Mother Road ed è una cittadina interessantissima che ospita strampalati drive in e altri locali veramente eccentrici.
Vacanze in auto: 4 mete imperdibili per chi ama guidare
Queste sono solamente alcune delle attrazioni più affascinanti lungo la Route 66, la Mother Road che ha ispirato tanti artisti, musicisti e scrittori. Viaggiare in auto lungo la Route 66 è ancora oggi un’esperienza indimenticabile, certo diversa da quegli anni in cui ci si imbatteva in motel e locali pieni di motociclisti e hippies, ma comunque un’esperienza fantastica.
Gli amanti della storia hanno la possibilità di studiarsi il tracciato originario e cercare così di percorrere quello attualmente più simile. Chi non ha voglia o possibilità di stare in viaggio molti giorni, può scegliere di percorrere solamente il tratto più consono ai propri interessi. In ogni modo, c’è un tratto comune che accomuna tutti (dal primo all’ultimo) i viaggiatori che scelgono la Route 66 come percorso, quello di fare degli spostamenti in auto, non una semplice parentesi, ma il punto centrale del proprio viaggio e della propria esperienza. Perché la Route 66 continua ad essere un luogo ideale per chi ama scoprire il mondo dal finestrino di un’automobile.
Sogni di gareggiare in pista? GT Talent ti trasforma in un pilota d’auto
24 Agosto 2021